Malasanità

Il termine malasanità, coniato in passato per indicare “il malaffare in sanità”, oggi è usato in senso ampio per definire la negligenza nell’ambito della medicina, dalla diagnosi alla terapia.

La malasanità, conosciuta anche come “malpractice”, descrive tutti quei profili di responsabilità medica (o più propriamente di responsabilità sanitaria) che possono riguardare la diagnosi, (errata o omessa) e la cura (errore chirurgico, contagio nosocomiale, errata terapia farmacologica).

La casistica, in ogni caso, è molto ampia e comprende (a titolo di esempio) le conseguenze negative che derivano da:

  • diagnosi errata;
  • diagnosi ritardata (se il ritardo complica o pregiudica le condizioni di salute del paziente);
  • omessa effettuazione di esami che avrebbero potuto chiarire meglio le condizioni di salute del paziente;
  • intervento chirurgico eseguito in modo errato;
  • cattiva gestione delle cure successive ad un intervento.

Gli errori in ambito sanitario possono essere ricondotti a tre tipologie di cause:

  • cause remote
  • cause immediate
  • insufficienza dei meccanismi di controllo

L’ordinamento giuridico italiano riconosce il diritto a ricevere cure adeguate alle conoscenze scientifiche e alle linee guida internazionali.

Se il paziente, in seguito alla prestazione medica, si trovi in condizioni di salute peggiori, e quindi subisca un danno, ha diritto di esserne risarcito.

Anche l’omessa acquisizione del consenso del paziente, o l’acquisizione di un consenso viziato da un’informazione insufficiente, costituiscono ipotesi annoverabili tra i fenomeni di malasanità che possono dar luogo al risarcimento del danno.

Il risarcimento del danno in ambito sanitario può essere preteso fino al decimo anno dal verificarsi dell’evento dannoso.

Se sospetti che tu o un tuo congiunto siate stati vittime di un caso di malasanità, contattaci! L’esame sulla sussistenza della responsabilità è gratuito.

Tra gli errori primeggiano quelli riguardanti le terapie, seguiti da quelli dell’area diagnostica.

Le specialità di ortopedia e di ginecologia e ostetricia sono quelle in cui si registra il maggior numero di errori sia diagnostici sia terapici.

Anche in ambito diagnostico, gli errori si verificano più di frequente in ortopedia (15,6%, 17,4% nel 2014) e in ginecologia ed ostetricia (15,2%, nel 2014 l’area raccoglieva il 9,8% delle segnalazioni).

Da una disamina delle segnalazioni di presunti errori giunte al nostro servizio di consulenza, emerge che, su 768 consulenze medico legali, in quasi due casi su tre (63%) si sconsiglia l’azione legale. Se nel 57% dei casi manca il nesso di causalità, dunque non è ravvisabile una diretta responsabilità sanitaria, in circa un caso su tre (32%) la documentazione clinica consegnata dalle strutture è incompleta o inadeguata e ancora per l’11% sono decorsi i termini per l’azione legale.

Sulle denunce fatte dai cittadini pesa, oltre al possibile errore interpretativo del paziente sull’operato dei professionisti sanitari (39%), anche il vissuto di trattamenti poco umani da parte del personale (34%) e la mancanza di adeguate informazioni fornite dallo stesso (27%).